La prima domanda che pone il grafologo giudiziario quando riceve  l’incarico di verificare una scrittura è: quali e quante scritture comparative  sono disponibili? L’ottimo è sempre avere a disposizione documenti conformi  all’indagata per formato,  tipologia e temporalità,  accompagnati dalla possibilità di raccogliere personalmente un saggio grafico.

In assenza di comparative coeve e/o coerenti , l’ottimo però può essere anche rappresentato dal solo saggio grafico preparato in funzione delle informazioni ritenute necessarie alla risoluzione del caso in esame.

Per questa ragione  il saggio grafico non può essere acquisito solo con canoni standard sempre uguali in ogni indagine grafica, oppure frettolosamente senza conoscere l’oggetto del contendere,  ma necessita di  modalità funzionali  al caso specifico.

Molteplici e di varia natura sono le informazioni  che si possono assumere osservando l’azione grafica del soggetto indagato, tanto più  numerose sono quando  riusciamo a fornire allo scrivente  contesti di formato e mezzi scriventi analoghi al documento indagato.

Il saggio su modello si propone dunque come il mezzo di raccolta di scritture comparative più idoneo a far emergere automatismi  e abitudini  grafiche soggettive altamente individualizzanti.

D’altronde niente di nuovo si pretende di suggerire se già Orlando Sivieri alla metà del secolo scorso affermava : “...la maniera di riempire questo o quel  formulario sono assai variabili e spesso personalissimi… fonte di importanti elementi di identificazione…..”[1].

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